Diavoli

Questa e' la mia storia, viandante, o almeno quella parte di essa
che e' possibile tradurre in parole.

La storia di come, con i miei valorosi compagni, ho compiuto un impresa ritenuta impossibile: uccidere un mostro invulnerabile dopo averlo raggiunto nelle profondita' del suo infernale regno, affrontando i suoi schiavi e i suoi guardiani, e vincendo le molte insidie di quella dimensione.
Ma e' soprattutto la storia di come ho affrontato e vinto il piu' difficile dei nemici: me stesso. Le mie ansie, le mie umanissime paure, la mia stessa insicurezza, mentre guidavo i miei compagni verso quella che poteva essere un' orribile morte, ostentando una calma e un coraggio che in verita' non sentivo. Questo e' il destino di ogni comandante di uomini, non poter mostrare le proprie debolezze, in nessun momento, a nessuno, nemmeno in quei momenti di abbandono, davanti al fuoco del bivacco, quando si ricordano le vecchie storie e si cantano le proprie canzoni, e ognuno si lascia andare a qualche confidenza con i compagni ai quali deve in molte occasioni affidare la propria vita. E' proprio questo, forse, il fascino della nostra vita di avventurieri in un mondo ostile, la fratellanza delle armi. Il poter combattere schiena contro schiena, contro un orda di nemici, spesso inumani, che incalza, sapendo di poter contare fino in fondo sul proprio compagno d'avventure, se sufficientemente esperto.
E' proprio per questo motivo, che tanto spesso conduco con me anche avventurieri inesperti, che muovono i loro primi passi in questo strano mondo, conosciuto come la terra dell'Ombra, ripercorrendo quelle che furono i miei passi da giovane, perche' possano temprarsi, col sangue e con l'acciaio, e crescere forti e ardimentosi, in un mondo selvaggio e pieno di pericoli, che nasconde insidie per i piu' giovani e inesperti perfino nelle citta', che dovrebbero essere sicuro rifugio contro la barbarie e i misteriosi esseri che abitano le terre selvagge.
Ho una mia teoria, su questo strano mondo nel quale viviamo le nostre avventure, che non ho mai espresso, ma solo rimuginato tra me e me, dato che appartengo a quella Sacra Congregazione conosciuta come Ordine dei Paladini, e temevo che i Chierici, consacrati alle tante divinita' che affollano il nostro Pantheon, la giudicassero blasfema.
Nasce dal ricordo confuso di un sogno che feci in gioventu', quello di una terra che si snodava lungo un immenso Fiume, dove tutte le persone nate in ogni epoca rinascevano senza poter morire, dato che chi moriva, in qualunque modo, si risvegliava in un nuovo corpo lungo la sponda del Fiume, per volonta' di misteriosi esseri, e per il loro imperscrutabile disegno.
Il mondo nel quale viviamo e' popolato di numerose razze, e incroci tra razze, e ancor piu' numerosi sono i differenti tipi di creature che chiamiamo mostri, in alcune delle quali i nostri maghi piu' potenti possono trasformarsi. E' un mondo di Spada e Magia, il nostro, ma nel quale una buona Spada vale quanto la piu' potente delle Magie, e talvolta di piu', ed e' proprio da questo fatto che prende le mosse quello che e' il prologo della nostra avventura.
Tacos era un potente mago, e un valoroso compagno, ed e' proprio col suo suicidio e il suo ritorno alla vita, che tutto comincia.

Debbo spiegarti, viandante, che in questa terra d'Ombra nemmeno la morte e' un evento definitivo. Proprio come nel mio sogno del Fiume, chi muore si risveglia in un nuovo corpo, nudo e senz'armi, e ogni "morte" comporta una perdita di quella preziosa esperienza accumulata con le battaglie vittoriose, la sola cosa che ci consenta di sperare di poterci affrancare un giorno, dagli affanni e dalla sofferenza, divenendo Principi tra i mortali, o staccarci dalle cose materiali, divenendo simili a dei, e immortali come loro.
La Morte e' sempre dolorosa, certo, ed e' questa sofferenza che spinge alcuni dopo tante "morti" consecutive, a meditare l'abbandono.
Perche' tu capisca meglio, devo dirti che la strana magia di questo universo ci consente di vivere molte vite insieme, anche se non contemporaneamente. La mia essenza vitale puo' animare un nuovo corpo, se lo desidero, di una razza di mia scelta, e posso scegliere di sperimentare ruoli diversi, in tantissime possibili differenti combinazioni, fino a trovare quella piu' adatta a me, o semplicemente piu' divertente. Alcuni hanno provato a incarnarsi contemporaneamente in piu' di un corpo, ma questo viene punito severamente dagli Dei di questo mondo, con la paralisi per entrambi le incarnazioni, e con la distruzione definitiva di entrambi i personaggi, talvolta. E' proprio questo che siamo: personaggi di una storia, che scriviamo giorno per giorno, in un mondo in continua evoluzione, ma questo non ci impedisce di soffrire e arrabbiarci e gioire e esaltarci...
Siamo gente vera, in un mondo forse immaginario, ma nessuno si preoccupa troppo di questo, e viviamo questo mondo come reale e condiviso, cerchiamo le stesse cose, godiamo per brevi attimi della compagnia l'uno dell'altro, e cerchiamo di trovare sempre nuove esperienze da fare, per crescere ma non soltanto... anche solo per il piacere di scoprire cose nuove insieme, e sfidare l'ignoto. E ognuna delle molte personalita' che animano i tanti personaggi e' sovente ben definita e riconoscibile, che sia in quel momento incarnata in un chierico nano o in un orco guerriero.
Ma e' possibile interrompere il ciclo di morti e rinascite di un personaggio cancellandone il nome dal Libro degli Dei. E questo e' cio che Tacos fece, con nostro sommo dispiacere.
La mattina, quando appresi la notizia, mi trovavo con altri presso la famosa Fontana della Vita, dalla quale l'acqua scorre incessante, fresca e dolce come da una sorgente di montagna. Tacos era fino ad allora l'unico mago tra coloro che hanno intrapreso lo studio dell'Arte, ad essere giunto vicino alla Conoscenza Suprema, senza raggiungerla mai, per una serie di scherzi del destino..
L'ultima volta, in una delle avventure che ogni tanto caratterizzano i nostri vagabondaggi, mentre insieme combattevamo un maledetto esemplare della razza dei mostruosi Tiranni dai molti Occhi, noti agli iniziati col nome collettivo di Beholder, nella terra degli Elfi Oscuri, successe che un terribile Nazgul, di quelli che ammantati di nero percorrono instancabilmente ogni contrada del mondo noto alla ricerca del leggendario Primo Anello, si intromise nel combattimento, e col suo gelido inumano tocco sottrasse a Tacos una quantita' spropositata di preziosissima energia, e con quella le conoscenze raggiunte con tale livello, per poi fuggire vilmente, lasciando il povero mago prostrato e annichilito peggio che se fosse morto.
Da quest'ultimo episodio, e da tanti precedenti, nacque la decisione del suo suicidio, come tacito rimprovero agli Dei per la fragilita' dei Maghi, che si supporrebbe essere gli esseri piu' potenti di una dimensione dove la Magia scorre potente come una forza primeva, lasciando il suo segno ben evidente su tanti esseri e oggetti.
Ma noi non potevamo tollerare che un compagno di tante battaglie, e un cosi' potente mago abbandonasse per sempre la lotta per una ragione tanto sentita quanto vana e inutile.
Inoltre, si meditava seriamente di intraprendere un impresa gia' due volte tentata e due volte fallita, l'uccisione dell' ArciDiavolo Slavalous, il tremendo, che ancora si rintanava nelle profondita' del labirinto sotto le rovine di quella che una volta era la piu' magnifica e splendente Chiesa del continente principale, protetto da un arcana e antica magia, e circondato da legioni di diavoli e non-morti, e volevamo assolutamente che un Mago potente fosse con noi.
Cosi', per la prima volta nella storia del mondo, tutti coloro che erano presenti, quale che fosse la la loro razza, professione o fede, unirono le loro voci un una sola possente preghiera, ripetuta come una litania, a Shade l'Ombra, perche' traesse l'anima e il corpo di Tacos dal Limbo in cui si era volontariamente esiliato. E tale preghiera dovette raggiungere Shade, nel laboratorio dove si favoleggia decida le sorti dell'Universo, o in qualche posto della mitica citta' degli Dei, perche' mentre gia' eravamo sulla strada per raggiungere il Demonio, Tacos magicamente prese forma davanti a noi, uguale a come lo ricordavamo nei suoi momenti migliori. Ora finalmente potevamo compiere il tentativo finale, il terzo, per liberare, almeno per un po' il mondo dell'Ombra dalla presenza del piu' potente dei Diavoli.
Il primo tentativo e' noto, avendolo gia' riportato nelle mie memorie, che in forma di cronaca alcuni bardi hanno riferito, e rielaborato in forma di canzone, e' diventato quasi una leggenda in lande anche molto lontane da queste terrre.
La seconda volta, nonostante avessimo riunito un gruppo di avventurieri ancora piu' forte e numeroso della prima, e io impugnassi gia' la leggendaria e maledetta spada degli I'Kedaya, appositamente forgiata dall'Oscuro come una sfida che si aggiungeva alla sfida, si risolse in una disfatta, anche se non completa come la prima volta.. BlackRock, il guerriero troll, si lancio' per primo sul Demonio, dopo che avevamo lasciato il vuoto dietro di noi, sterminando forse anche troppo facilmente chi osava sbarrarci la strada.. Confidando troppo nella sua spada, la terribile Spada Fantasma che io stesso impugnavo una volta, e nelle magie che lo proteggevano, doveva come me poco dopo, scontrarsi con una tremenda realta': Slavalous si rialzava tanto velocemente che le nostre spallate, pur atterrandolo, non gli impedivano di pronunciare i suoi malefici, di forza devastante, e cancellare le nostre protezioni mistiche, e ferirci piu' rapidamente di quanto i chierici riuscissero a curarci, e in piu' il suo terribile muro di fiamma ci rimandava indietro moltiplicati i colpi terribili che gli infliggevamo. Cosi', nonostante il Demonio avesse ormai grossi sqarci aperti in tutto il suo mostruoso corpo, e avesse ormai esaurito le sue energie magiche, dopo la rapida fine del Troll e la mia, coloro che ci avevano seguito, tra i quali due allora giovanissimi, inesperti e quasi inermi, che erano rimasti ad attenderci fuori dall'antro del mostro, si ritirarono atterriti, approfittando del fatto che la furia di Slavalous sembrava per il momento placata, o del fatto che era troppo esausto per continuare, accontentandosi di raccogliere quel che restava dei nostri splendenti armamenti, che tanto orgogliosamente avevamo indossato, e che giacevano ora sparsi sul terreno intrisi del nostro sangue.
Per BlackRock doveva essere l'ultima impresa. Stanco e amareggiato dalla sconfitta, rivolse le sue energie al superamento del suo stato di mortale, in una corsa forsennata, senza mai piu' ritentare di vendicarsi, se non da Immortale. Ma ci sono piu' cose in cielo e in terra di quante la filosofia possa supporne, e il povero Troll dovette presto accorgersi che l'immortalita' era un dono avvelenato, per uno della sua razza. Quando infine Shade gliela concesse, in virtu' dell'esperienza accumulata con innumerevoli uccisioni, lo fece con un sorriso da lupo. Ora BlackRock non poteva piu' essere ucciso, nemmeno ferito da mano mortale o da qualunque magia, era invulnerabile a tutto.. ma non aveva nessun potere o conoscenza in piu' rispetto al suo passato di guerriero, e restava odiato e temuto dalle guardie di ogni citta' civile, condannato a girare sempre invisibile per non essere vanamente attaccato, ma vincolato a spostarsi come un qualunque mortale. Egli comprese ben presto che una simile immortalita' era come una strada senza fine che non portava da nessuna parte, e qualcosa in lui si spense.. quella furia guerriera che lo animava, e gli faceva snudare i suoi dentacci in quell'orribile ghigno che conoscevamo, non era piu' in lui, e le rare volte che sceglieva di manifestarsi a noi ancora mortali, era apatico e indolente, l'ombra del guerriero che avevamo conosciuto, e che era arrivato a farsi apprezzare quasi come un essere umano, nonostante il suo orribile aspetto e l'odore muschiato e terribile, che era cosi' difficile ignorare standogli vicino.
Io sapevo di essere molto vicino a quella stessa soglia, e ne avevo paura.. ancora non sapevo decidermi tra il desiderio di trascendere la mia mortalita' e quello di continuare la strada della gloria, diventando un Principe tra i mortali, come aveva appena fatto Montero, il Gigante, edificando il suo Castello e reclutando Vassalli e servitori. Cosi', condizionai la mia scelta all'esito dell'Impresa.. Se questa volta avessi sconfitto il Diavolo, sarei stato degno di salire e cercare di intraprendere la Via delle Stelle, altrimenti, avrei rifiutato la resurrezione e mi sarei dedicato a recuperare l'esperienza persa morendo fino a cercare di conseguire il Principato.
Erano con me, insieme al redivivo Tacos, il chierico chiamato Aiuto, l'unico oltre me ad aver preso parte a tutte e tre le spedizioni contro il Demonio, senza il cui preziosissimo aiuto, appunto, l'impresa non sarebbe stata possibile, anzi, nemmeno pensabile, il versatile Alco, sacerdote mago e guerriero, il piu' potente al momento tra coloro che hanno intrapreso la Triplice Via nel mondo dell' Ombra, la nobile paladina Lialind, accanita cacciatrice di Spettri, l'unica donna della spedizione, e il prode mezzo-gigante Ogun, giovane e ingenuo ma pieno di buona volonta' e valoroso combattente. Forti delle esperienze precedenti, questa volta non avemmo grosse esitazioni sulla strada da seguire, e giunti all'altare di ATOR, ci calammo senza esitazione nei misteriosi sotterranei, dopo solo una breve esitazione per individuare il primo dei molti passaggi segreti. La nostra comitiva procedette spedita, con pochi incidenti, eliminando Ghoul divoratori di cadaveri, Spettri vaganti e poveri Zombie senza volonta' senza fermarsi se non lo stretto necessario.. Dove la memoria delle precedenti missioni non ci aiutava, l'occhio magico di Tacos esplorava per noi la stanza, alla ricerca di pericoli nascosti o nemici in agguato, che poi la spada di Lialind o le mazzate di Ogun prontamente spazzavano via.
Arrivammo cosi' alla penultima stanza, dopo aver facilmente sgominato due Segugi Infernali, con perfetta coordinazione, dividendoci gli avversari, senza dar loro tregua ne' scampo. A questo punto, ci sedemmo tutti per pianificare attentamente la strategia per il confronto finale, curare le lievi ferite riportate, aggiustare l'equipaggiamento appropriato e dar tempo ai chierici e ai maghi di recuperare le energie spirituali necessarie per invocare su di noi la protezione degli Dei e comdare le forze della Natura e dirigerle contro il nostro terribile Avversario.
Finalmente pronti, ci accingevamo a entare nella cripta del Demonio, quando accadde l'imprevisto.. Due nuovi segugi Infernali avevano silenziosamente preso il posto di quelli abbattuti poco prima, e senza darci nemmeno il tempo di renderci bene conto dell'accaduto, avevano attaccato Ogun. Senza riflettere, mi lanciai in suo soccorso, pervaso da furia mistica, e lo stesso fece Lialind, e questo dette il tempo al secondo Segugio di arretrare, inalare e soffiare il suo alito incandescente su tutti noi, per ben due volte. Il povero Tacos, appena tornato dal Limbo, mori' prima che uccidessimo l'ultimo dei due segugi, senza poter essere soccorso.. e Aiuto si salvo' solo perche' protetto dalla bianca aura del suo Dio che dimezza le ferite ricevute. Alco, piu' robusto, ci aiuto' ad abbattere i maledetti Cani dell'Inferno, a prezzo di dolorose ustioni. Buona parte dell'equipaggiamente faticosamente raccolto per l'impresa era in pezzi ai nostri piedi, insieme al cadavere di Tacos.
E' in questi momenti che si valuta la forza d'animo di un avventuriero, quel sottile invisibile confine che divide un semplice cacciatore di gloria da quelli che il popolo chiama poi Eroi. Io non mi sarei opposto, sia pure a malincuore, se a quel punto i miei compagni avessero voluto rimandare l'Impresa, considerando l'evento un cattivo auspicio, ma il tempo stringeva, alcuni di noi non avrebbero forse mai piu' avuto l'occasione di tentarla di nuovo. Per decisione unanime, Aiuto procedette alla resurrezione di Tacos, un miracolo stupefacente, al quale non mi abituero' mai davvero, con le campane del cielo che suonano, e lo spirito del defunto che aleggia per un attimo sopra quello che un momento prima era un cadavere, ringraziando il sacerdote che l'ha misticamente richiamato tra i vivi nella sua integrita', il quale sviene per il tremendo sforzo, accasciandosi al suolo prosciugato di tutte le sue energie, inerme come un neonato. Di nuovo uniti e compatti, serrammo le fila, preparandoci all'assalto finale. Impugnai Thorn al posto dei miei fidi shuang chai kun, i bastoni d'acciaio uniti da una catena che ho ricavato fondendo la spada battente datami dal principe Mardren, fratello di Greylin, re dell'Elfico regno di Rhyana, popolo di cacciatori delle foreste e versati nei segreti della mente.
Sperimentai ancora una volta la terribile sofferenza associata alla potentissima spada del Popolo delle Ombre. La sua impugnatura, e l'elsa tornita, avvelenavano il mio sangue, e mi pervadevano di un ebbrezza peggiore che se avessi svuotato le cantine del palazzo reale, o bevuto ettolitri di quel torcibudella che l'oste della malora spaccia per specialita' locale, che mi annebbia la vista e peggiora di moltissimo la mia capacita' di colpire. Ma e' l'unica spada al mondo che possa colpire quel mostro, oltre alla Spada Fantasma, che stavolta nessuno di noi impugnava. Solo un possente barbaro, in preda alla furia berserk, o un monaco espertissimo nelle arti marziali insegnate dall'antico maestro Kai Yin, che qui chiamano Cain, dal quale anche io ho appreso qualche abilita', potrebbero infliggergli qualche ferita, tra tutti i combattenti del Mondo. Su mio consiglio, Ogun attacchera' a mani nude, dato che nessuna arma che non sia incantata da un Dio al pari di Thorn puo' colpire Slavalous, anche impugnata dal migliore dei Guerrieri. Lialind purtroppo non senti' la mia raccomandazione, e impugnava ancora la sua spada. Si era deciso che solo Aiuto mi avrebbe curato, mentre avrei sostenuto il peso dell'attacco, Tacos e Alco avrebbero provato a scagliare energia disintegrante e sciami di meteore sull'Avversario, e Lialind e Ogun avrebbero dato come me spallate su spallate al Mostro, nel tentativo di tenerlo a terra e impedirgli di raccogliere la concentrazione che gli serve per lanciare i suoi devastanti malefici su tutti noi, o privare me delle magiche e mistiche protezioni che a malapena avrebbero attenuato la sua furia tremenda.
Entrammo tutti insieme nella Spelonca dell'Arci Diavolo. Ebbi appena il tempo di guardare la stanza che l'unica entrata scomparve misteriosamente saldandosi col muro. Non vi era piu' uscita, ne' via di scampo, se non uccidere l'Avversario, o sperare in una morte rapida e senza troppe sofferenze, dovendo fallire, come tanti prima di noi. Slavalous scese dal suo Trono d'oro e d'argento e ci si fece incontro con un ghigno stampato su quell'oscenita' che aveva al posto del volto, ma non gli diedi il tempo di proferire parola, e lo mandai gambe all'aria con una carica, iniziando nel contempo a tempestarlo di fendenti con tutta la forza del mio braccio.
Sapevo bene che Tacos non era abbastanza potente da cancellare il muro di fiamme che lo avvolge e mi rimandava moltiplicato il danno che gli infliggo, ma avevo allora un anello, preso in una torre di una citta' in rovina, che perlomeno avrebbe dovuto ridurre magicamente a meta' la forza delle fiamme, prima di essere danneggiato e poi distrutto verso la fine del combattimento. Lo colpii tre volte molto duramente, ma lui colpi' me quattro volte estremamente bene, oltre a rimandarmi indietro parte dell'attacco, e gia' col primo round di combattimento mi tolse un quarto della mia forza vitale. Alco provo' subito a lanciargli contro uno sciame di meteore, ma queste si frantumarono come sabbia o scivolarono via senza scalfirlo.
Rivivo quei terribili momenti come se succedesse tutto di nuovo, nel tempo presente...
Anche Ogun, il Goliath, si lancia a questo punto nella battaglia, lo graffia appena, ma lo colpisce ogni volta, ricevendo solo poco danno dalle fiamme, ma soprattutto, mi aiuta a mantenerlo a terra, mentre Tacos prova a lanciargli contro la sua magia piu' potente, che disgrega le cellule delle creature viventi, ma senza sortire nessun effetto apparente. In questa tornata di combattimento, lo colpisco sempre, per tre volte, e sempre molto duramente, lui mi manca una volta sola, e mi colpisce altrettanto duramente per tre volte. Le mie energie sono dimezzate, sono ferito e lui appena tagliato, e la sua forza vitale e' superiore alla mia, lo so.
A questo punto arriva la prima cura da Aiuto.. un caldo senso di benessere mi pervade, parte delle mie ferite si rimarginano. siamo entrambi tagliati, adesso... Alco riprova con le meteore, Tacos con la disgregazione, ma inutilmente. La mia spallata lo abbatte ancora, e cosi lo sberlone di Ogun. Lialind si lancia in battaglia, la sua spada non lo colpisce, ma le sue cariche ci aiutano a tenerlo a terra e impedirgli di rialzarsi per pronunciare mortali incantesimi. Ed e' fondamentale, perche Slavalous proprio in quel momento schiva abilmente sia il mio urto che quello di Ogun, che inciampa su di me e mi trascina a terra. Per fortuna Lialind riesce ad abbatterlo col suo primo abile sgambetto. Ci rialziamo velocemente e non smettiamo di colpirlo. Sono di nuovo ferito, Aiuto mi cura ancora, e ancora fino a tornare appena scalfito, ma le fiamme e i colpi cominciano a ridurre in pezzi il mio equipaggiamento, che si ammacca o cade in terra distrutto. Il mio elmo, il mio scudo, i miei gambali, uno dei miei magici braccialetti e i bracciali che aumentano la mia destrezza, e tutti gli oggetti che trasporto bruciano avvolti in fiamme. Lo colpisco ancora, lui comincia a essere stanco, mi manca due volte, ma altre due mi colpisce tanto duramente da distruggere anche la mia luminosa cintura, Aiuto mi cura per la quarta volta. Ogun, per quanto poco danno gli faccia, non lo manca mai coi suoi pugni, Alco desiste dal provare ancora a scagliare meteore, Tacos ancora prova a disintegrare, ma senza alcun risultato, Lialind continua coraggiosamente a spintonarlo, anche se la sua spada mulina inutile colpendo l'aria.
Ogun si rialza e cerca senza successo di accecarlo, la bianca aura che avvolge Tacos e Aiuto svanisce, quella attorno a me svanira' presto, e il Diavolo e' appena ferito... ma grazie alle cure di Aiuto io sono solo tagliuzzato e comincio a pensare di potercela fare, anche se soffro intensamente per il bruciore del veleno che scorre nel mio sangue a causa della spada, e vedo almeno tre Slavalous pararsi davanti a me. Senza esitare colpisco quello nel mezzo, maledicendo dentro di me il mago che ha maliziosamente dato quelle proprieta' alla Spada delle Ombre.
Slavalous schiva l'urto di Lialind, che inciampa e cade a terra, lo colpisco e lo faccio sanguinare, finalmente, ma lui riesce a colpirmi meglio, talmente bene da ammaccare anche la mia splendida armatura argentea, e riduce in pezzi i miei anelli, incluso quello che dimezzava il danno del suo fuoco infernale, e fa sanguinare copiosamente anche me, della mia energia vitale e' rimasto appena un quarto di quella originaria. Aiuto si avvolge di nuovo in una bianca aura, per un riflesso condizionato, e non puo' contemporaneamente curarmi.
La disperazione comincia ad assalirmi, ormai sanguino copiosamente da molti squarci aperti e vorrei solo smettere di sanguinare cosi' tanto. Attraverso il sangue che mi copre gli occhi, vedo che anche l'Avversario ormai sanguina quanto e piu' di me. Non posso, non devo arrivare un altra volta cosi' vicino alla meta per fallire ancora, non voglio e non lo faro'! Ricaccio indietro la paura e mi slancio ancora una volta addosso al Demonio, con un grido di guerra sulle labbra e la spada spasmodicamente stretta con entrambe le mani... i miei compagni mi aiutano come possono, ma so bene che se dovessi cadere io sarebbero spazzati via come foglie secche, anche se sono incolumi non possono colpirlo, anche da squarciato con pochi incantesimi li ucciderebbe tutti. Non posso permetterlo, sono io che gli ho trascinati ancora una volta in questa impresa, la mia forza vitale e' al lumicino, un quindicesimo di quella originaria, quando arriva un altra cura dall'inesauribile riserva di energia di Aiuto, che lenisce un poco la mia sofferenza. Poi un altra, riguadagno le mie forze, anche se il resto del mio equipaggiamento, la pelle strappata al Leone di Nemea assieme al leggendario Hercules, e tutto quanto sono distrutti, Slavalous mi manca per ben tre volte, io lo colpisco ancora e ancora e ancora, lui una sola volta coi suoi tremendi artigli, Ogun continua a percuoterlo, Lialind si e' rialzata e ancora lo fa cadere, Alco e Tacos si sono resi ormai conto dell'inutilita' delle loro piu' potenti magie ma non arretrano di un passo.
Gli squarci nel corpaccio del Demonio si fanno sempre piu' larghi, anche le mie ferite si sono riaperte, ma finalmente, mentre gli ultimi pezzi della mia armatura cadono a terra, gli assesto il colpo che lo stordisce e infine il colpo finale, che cava via le ultime scintille di vita da quella mostruosita' malvagia e annulla il muro di fiamme e oscurita' e l'aura di protezione che lo circondava.

Ancora incredulo, invoco la benedizione della mia Corporazione su di me, e le mie ferite svaniscono, sono di nuovo circondato da una bianca aura e la stanchezza svanisce insieme al dolore... ormai indosso a malapena quanto basta per coprirmi, rimuovo la spada maledetta e benedetta insieme, e mi volto verso i miei compagni per vedere se siamo davvero tutti vivi. Sono intorno a me e mi sorridono, abbraccio Lialind, Ogun mi da' una pacca cosi' forte che se non mi fossi curato cadrei per terra Gli Evviva si levano altissimi, Tacos si congratula, Aiuto e' raggiante, Rand e Khwweena ci hanno percepito col potere innato della loro mente, e si uniscono al coro di giubilo.

Mi avvento sul corpo demoniaco, e ne traggo un trofeo, da riportare a Alar l'oscuro, insieme ad una spada troppo potente per poter ancora rimanere nel mondo, e sorridendo, dopo aver finito di distruggere i pezzi di quello che era il mio equipaggiamente, chiedo ad Alco di trasportarci tutti sul Piano Astrale, e da la' finalmente verso Casa.

... dalle memorie di Tanglung conosciuto come Il Piccolo Drago